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SCISMA D'OCCIDENTE, GRANDE
(1378-1417). Temporanea scissione della Chiesa cattolica. Dopo settant'anni di cattività avignonese il papato abbandonò Avignone, divenuta ormai simbolo di deviazione religiosa, e tornò a Roma, provocando un'improvvisa crisi nel collegio dei cardinali, lacerato tra una corrente antifrancese, che elesse papa Urbano VI (1378-1389), e una filofrancese che gli contrappose Clemente VII (1378-1394). Iniziò così il Grande scisma che vide due serie di papi, due amministrazioni cultuali, due collegi cardinalizi in contrasto tra loro per quarant'anni. Tutta la cristianità fu profondamente turbata e molti furono i religiosi, gli intellettuali e gli uomini di potere che tentarono di ricomporre la lacerazione. Poiché l'ostacolo più grande era la presenza dei due papi, ebbe grande fortuna la dottrina che considerava depositario dell'autorità ecclesiastica e della fede religiosa non il papa, ma il concilio (conciliarismo). Così, dopo il fallimento del concilio di Pisa del 1409, il concilio di Costanza (1414-1418) depose i pontefici in carica ed elesse Martino V, decretando che i concili futuri si sarebbero tenuti a periodicità fissa. Il concilio aveva portato l'unione nella Chiesa, ma il suo potere rimase subordinato al papa.
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